Dal Martinez, che a sua volta si è evoluto dal Manhattan, il lignaggio del Martini Cocktail si fa ingarbugliato soprattutto dalla nascita delle numerose varianti come Marguerite, Martine, Martigny, Martina, Martineau e Bradford à la Martini. Confusi? Qui, trovate il perché si chiama Martini Cocktail.
Il Martini Cocktail e la letteratura del ‘900
“Non avevo mai bevuto nulla di così bello e pulito”. In tanti sostengono il pensiero sul Martini Cocktail di Frederic Henry, il protagonista in Addio alle armi di Ernest Hemingway. Non ci sono dubbi sul motivo. Il Martini Cocktail è l’emblema di una professione, è il re di tutti i drink.
Elegante, sontuoso, simbolo di perfezione servito nell’iconico bicchiere a forma di V, è il drink più famoso della storia del bere miscelato e celebrato nella letteratura del ‘900. Arte pura per chi lo prepara e piacere unico per chi lo assaggia, il Martini Cocktail ha una lunga e controversa storia.
Soprattutto per quanto riguarda il nome. Se vi state domandando infatti perché si chiama Martini Cocktail, qui potete trovare qualche risposta ai vostri dubbi.
Perché si chiama Martini Cocktail
Cocktail pre-dinner realizzato in stir & strain, come ogni drink leggendario che si rispetti, il Martini Cocktail ha origini incerte. Anzi, ha molte attribuzioni soprattutto per quanto riguarda il nome. Non si sa chi sia di preciso il suo ideatore, né quando sia nato con certezza. Sappiamo però che “Martini” è il nome di un noto vermouth torinese, ingrediente presente nel drink, anche se nelle prime ricette non si menziona mai questo brand.
Il Martinez
Sembra invece meno fondata la storia che assegnerebbe l’invenzione del Martini Cocktail a un certo barman Martini che, da dietro al bancone del Knickerbocker di New York, nel 1906 lo avrebbe fatto provare a John D. Rockefeller. Altre attribuzioni vedono invece scomodare il barman ligure Queirolo il cui cognome della madre sarebbe appunto Martini.
Altre teorie ancora (di sicuro più convincenti vista la somiglianza di ingredienti), farebbero discendere il Marini Cocktail al Martinez di Jerry Thomas proposto però soltanto nella versione del suo libro pubblicata nel 1887.
Due i motivi. Per il nome leggermente storpiato dall’inglese all’italiano e la ricetta che prevede una base di gin, vermouth dolce, maraschino e bitter, con una fetta di limone e due gocce di sciroppo.
Martini Cocktail e la sua discendenza
Restando sempre legati a una discendenza nominale, il Martini Cocktail sembrerebbe unito a drink nati tra il 1882 e il 1910 come Marguerite, Martine, Martigny, Martina, Martineau e Bradford à la Martini. Drink ribattezzati ma che, nel nome e nel gusto ricordano l’originale a base vermouth e gin.
Più diretta invece è l’evoluzione che lo lega al Manhattan. Come un Martinez che muta in un cocktail molto più secco e moderno, c’è anche chi sostiene, non senza buone ragioni, che derivi dal cocktail del 1874 i cui ingredienti sono whiskey e vermut rosso.
Citazioni “alte”
Non è tutto: secondo Lowell Edmunds, autore di Martini Straight Up, la prima ricetta del Martini Cocktail sarebbe invece quella pubblicata da O.H. Byron nel 1884 nel suo “The Modern Bartender” i cui ingredienti sono due schizzi di Curacao, 2 gocce di angostura, mezzo bicchiere di gin e mezzo di vermouth italiano.
Dunque, tra tante teorie sul nome e assonanze di gusto si saprà mai la verità su questo cocktail? Come sostiene il mixologist Mauro Lotti: “La forza del Martini Cocktail sta esattamente qui. Nessuno avrà mai l’ultima parola e questo gli garantisce la vita eterna”. Più che un cocktail una profezia.
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