IL PROIBIZIONISMO ANNI ’20 – AMERICA GOES DRY

IL PROIBIZIONISMO: LE ORIGINI NEL 1800


La storia del proibizionismo inizia con la storia stessa degli Stati Uniti come nazione indipendente. Nel primo decennio del 1800 ci fu il proliferare delle cosiddette “Società per la Sobrietà” ossia gruppi religiosi e politici che riuscirono a influenzare la politica di Washington con toni moralistici e fondamentalisti circa l’esigenza di un ritorno a una “società sobria”. L’obiettivo era combattere criminalità, violenza domestica ed impurità. Il problema del consumo di alcol era fortemente sostenuto dalle donne, in origine principalmente religiose appartenenti alla classa media. 

Nella metà del 1800 furono approvate le prime leggi (ad esempio la “Maine Law” del 1851) che vietavano produzione e vendita di ogni bevanda alcolica, esigendo al contempo maggiore castità di costumi e sobrietà: fu il primo esempio di quello che poi successivamente venne chiamato proibizionismo.

Woman’s Christian Temperance Union
(“Le labbra che toccano un alcolico non toccheranno mai le nostre”)

Il proibizionismo si associò presto al nativismo: da un lato i “drys” (gli asciutti), cittadini rispettosi, i “veri” americani delle campagne, bianchi, protestanti e appartenenti alla classe media. Dall’altro i “wets” (gli umidi), le élite delle grandi città costiere e le masse dei nuovi arrivati dall’Europa, stranieri poveri, sporchi e rissosi, dediti all’ubriachezza molesta e al crimine e spesso cattolici. Tra le organizzazioni che sostenevano il proibizionismo c’era anche il Ku Klux Klan.

IL PROIBIZIONISMO DIVENTA LEGGE PER TUTTI GLI STATI UNITI D’AMERICA

Il periodo comunemente conosciuto come “Il Proibizionismo”, che va dal 1919 al 1933, è quindi la punta dell’iceberg di un atteggiamento che aveva preso piede in tempi piú remoti e che era esploso con il divieto assoluto di produzione, importazione, trasporto e vendita di alcolici. Il divieto fu fissato con l’entrata in vigore del 18° emendamento della Costituzione (28 ottobre 1919) e con l’approvazione del Volstead Act, legge entrata in vigore il 16 gennaio 1920.  La sera del 15 gennaio, in tutti gli Stati Uniti decine di migliaia di persone si riversarono nei negozi per fare rifornimento delle ultime bottiglie legalmente in vendita. A Chicago, è famosa la vicenda di una banda armata che assaltò un treno e rapinò un carico di whiskey del valore di 100.00 dollari.

“Last Call Day Before Prohibitionism”, 15 gennaio 1920

IL PROIBIZIONISMO: IL CONTRABBANDO E I BATHTUB SPIRITS

Con l’entrata in vigore delle nuova legge, l’alcol iniziò ad essere importato di contrabbando dai paesi in cui era ancora legale; nacquero anche laboratori clandestini dove si realizzavano birra o surrogati del whiskey e di altri superalcolici. La qualità era spesso scadente e gli alcolici erano adulterati con coloranti e sostanze tossiche, i cosiddetti “Bathtub Spirits”. Al fine di renderli migliori al gusto, gli alcolici venivano mischiati anche con altre bevande quali ad esempio coca cola, ginger ale, limone e succhi di frutta. Questi cocktails venivano largamente consumati negli speakeasy, night club clandestini sorti per aggirare il divieto imposto dalla nuova legge.

IL PROIBIZIONISMO: LA NASCITA DEL GANGSTERISMO

Se l’obiettivo del proibizionismo, chiamato anche “the noble experiment”, era quello di moralizzare la società statunitense, di fatto offrì lo spazio per la crescita del mercato nero e del contrabbando di alcolici, con la conseguente espansione della criminalità e della corruzione. Esplode in quegli anni il  fenomeno del gangsterismo: sicuramente tutti hanno sentito nominare Al Capone, il più importante boss del traffico di alcolici dell’epoca. 

I valori ed i costumi sociali abbracciati per un secolo furono presto cancellati ed il concetto di moralità cambiò. Mentre i criminali divennero celebrità, le autorità divennero impotenti: i consumatori di alcol aumentarono tra i giovani e le donne, le gonne si accorciarono e la musica si scaldò. Dilagò la smania di divertimento e il business dell’intrattenimento si sviluppò considerevolmente.

IL PROIBIZIONISMO: L’INEFFICIENZA 

I ricchi, compresi i “drys”, consumavano alcol dalle loro personali riserve o importandolo di contrabbando, mentre i poveri si arrangiavano con prodotti artigianali spesso tossici, possibili cause di avvelenamento o di danni permanenti.  Inoltre, il costo dell’alcol era alle stelle, le violenze domestiche continuavano a perpetrarsi e i lavoratori già scarsamente produttivi peggiorarono la loro situazione.

L’inefficienza di proibizione fu presto avvertita dalla classe politica e da alcuni esponenti delle Società per la Sobrietà.

IL PROIBIZIONISMO: LA FINE

Sará il Presidente Roosevelt a decretare la fine del Proibizionismo con la ratifica del 21° emendamento del 5 dicembre del 1933, grazie all’appoggio di Pauline Morton Sabin, fondatrice della Women Organization for National Prohibition Reform (WONPR). I drys definirono la WONPR “un piccolo gruppo di donne amanti del vino che non si sentivano a proprio agio sotto il proibizionismo”; al contrario, nata nel 1929, l’organizzazione contava un milione e mezzo di adesioni giá nel 1933. E’ significativo che furono proprio le donne, inizialmente le piú forti sostenitrici del proibizionismo, a giocare il ruolo fondamentale per porre fine all’epoca dell’America goes dry.


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